sabato, agosto 19, 2006

Cassazione sulla sentenza di separazione Albano-Power

- Google News [Sintesi delle notizie pubblicate]

Mantenimento figlie maggiorenni a Romina, che pero' perde assegno.

Cassazione sulla sentenza di separazione Albano-Power
Primo round 1-1 tra Bernardini Pace (Romina) e Galizia Danovi (Albano)

La Suprema Corte ha accolto la richiesta di Romina Power di un congruo assegno mensile da parte di Al Bano a favore delle due figlie maggiorenni conviventi con lei a Roma.

I giudici hanno anche voluto ribadire un concetto che riguarda la nuova legge sull'affidamento condiviso: gli emolumenti per i figli non dovranno essere divisi a metà ma continueranno a essere stabiliti in base al reddito dei genitori. [la legge in effetti dice che la suddivisione dei costi viene effettuata in proporzione al reddito di ciascuno]

Al Bano deve sobbarcarsi un cifra da stabilire (Romina ha chiesto diecimila euro al mese per ogni figlia). Al Bano si dice «sorpreso» della sentenza e si definisce «beffato» e urla allo «scandalo»,
«L'unico aspetto positivo della sentenza della Cassazione è che viene meno l'assegno a Romina Power»: questo il commento a caldo di Al Bano Carrisi.

In questi anni - aggiunge - ho pagato tutto io. Romina jr e Cristel hanno studiato nelle migliori scuole: la prima, la più piccola delle due, a Roma al Marymount e l'altra, assecondando un suo desiderio,in Svizzera. Ma ne sono contento, non mi sento una vittima per questo. Se ora dovrò versare più soldi, non vorrei che mi costringessero ad andare a rubare». Dopo la separazione, e prima del divorzio, «Quando è iniziata la mia relazione con Loredana Lecciso, lei ha iniziato a farmi la guerra. Non so che cosa scatta nella mente di una donna, per questi anni le ho sempre versato 3.600 euro al mese».

L'ex moglie del cantante pugliese di Cellino San Marco non avrà, però, diritto ad alcun assegno di mantenimento per sè: ad avviso della Suprema Corte, Romina non ha subito, dalla rottura coniugale, una «contrazione dei redditi tale da giustificare» un contributo economico da Albano.

Con questa decisione la Suprema Corte ha colto l'occasione per fare alcune importanti precisazioni anche sulla recente legge (n. 54 del 2006) sull'affido condiviso. In particolare la Cassazione ha accolto il primo dei tre motivi di ricorso presentati da Romina contro la decisione con la quale la Corte di Appello di Lecce il 27 aprile 2002, aveva affermato che l'affidamento congiunto di Cristel e Romina Jolanda significava che Albano non doveva dare alla loro madre alcun assegno per le due ragazze in quanto su ognuno dei due genitori — stante la scelta dell'affido «bigenitoriale» — «doveva gravare paritariamente» l'obbligo del mantenimento. Questa interpretazione sugli oneri economici dell'affido congiunto — nel senso che la bigenitorialità verrebbe intesa come divisione al 50% delle spese per i figli — non è stata condivisa dalla Cassazione che, senza mezze parole, la ha giudicata «errata». In proposito gli «ermellini» affermano che «anche la legge 54 del 2006, da poco approvata, è una ulteriore e definitiva conferma che l'affidamento congiunto non può certo far venire meno l'obbligo patrimoniale di uno dei genitori a contribuire, con la corresponsione di un assegno, al mantenimento dei figli, in relazione alle loro esigenze di vita, sulla base del contesto familiare e sociale di appartenenza». Per la Cassazione l'affidamento congiunto non ha come «conseguenza automatica» il «principio che ciascuno dei genitori provvede in modo diretto ed autonomo alle esigenze dei figli». In pratica il genitore più «forte» economicamente, dovrà continuare a versare l'assegno per i figli nelle mani del genitore presso il quale i ragazzi vivono.

[NDR la legge dice che per figli maggiorenni l'assegno spetta direttamente ai figli, che possono decidere autonomamente della loro vita. si suppone che se un maggiorenne possa votare l'assegno spetti a lui direttamente. se i giudici ritengono che un maggiorenne non abbia diritto al mantenimento in forma diretta, farebbero meglio a interdire quel minore, al fine di evitare che quella persona incapace possa alterare i risultati elettorali.]

"Per i miei figli non ho mai lesinato niente, a Cristel e Romina ho sempre pagato le spese per l'istruzione, ed hanno frequentato ottime scuole. Per quanto riguarda la mia ex moglie, sono stanco e amareggiato, e da anni le verso un assegno, anche se e' stata lei la promotrice della nostra divisione". Cosi' Albano Carrisi, raggiunto telefonicamente dall'Agi, commenta la sentenza.

La sentenza della Suprema Corte, come spiega il difensore del cantante, l'avvocato Anna Galizia Danovi, si riferisce ai patti di separazione, mentre in fase di divorzio, il giudice del tribunale di Brindisi ha stabilito che Albano debba versare una somma a favore della ex moglie. "Sono contenta per il principio espresso dalla Cassazione sull'assegno personale alla signora Power, di cui dovra' tenere conto il giudice del divorzio che, al contrario - afferma il legale - glielo aveva attribuito in via provvisoria. Contro questa decisione noi continuiamo a presentare domande di modifica che ancora non sono state esaminate".

Sul mantenimento alle due figlie, aggiunge l'avvocato, nulla da obiettare, "Albano non lo ha mai messo in discussione, ha sempre pagato quello che serviva, forse anche di piu' rispetto a quel che doveva".

Il cantante, tuttavia, definisce "una vicenda amara" questi anni passati nei tribunali per stabilire i criteri di affidamento delle figlie e il mantenimento. "Prima della separazione - racconta Albano - avevamo deciso cosa spettava a entrambi ed eravamo d'accordo su tutto. Poi, quando Romina ha chiesto l'affidamento esclusivo delle due ragazze, che erano andate da lei a Roma, ho capito che le cose erano cambiate, e sono iniziate le richieste di denaro... Un amore puo' durare un giorno, un anno o una vita, ci vorrebbe piu' rispetto per cio' che si e' vissuto. E poi, rispetto il punto di vista di Romina, ma non vedo perche' deve sempre essere l'uomo a pagare: e' lei che se n'e' andata, spezzando anche un duo di grande successo artistico".

A sette anni dalla separazione, coniugale e professionale, Albano Carrisi e Romina Power si 'fronteggiano' ancora nelle aule di giustizia. Una sentenza della Cassazione (n.18187) depositata oggi, ha accolto un ricorso della Power in merito alla rideterminazione del contributo dovuto da Albano per le due figlie piu' piccole nate dal loro matrimonio. Romina, infatti, si era vista respingere tale domanda (con la richiesta di 10 milioni di lire mensili per ogni figlia) dalla Corte d'appello di Lecce, insieme a quella con cui chiedeva che le venisse attribuito un assegno per il proprio mantenimento.

Nella vicenda in esame, inoltre, osservano gli 'ermellini', "pur essendo venuto meno l'affidamento in oggetto per essere le figlie divenute nel frattempo maggiorenni, tale circostanza non modifica per il giudice del rinvio i termini della questione, perdurando l'obbligo del mantenimento, indipendentemente dal raggiungimento della maggiore eta', finche' le figlie non diventino autosufficienti dal punto di vista economico".

Romina Power, pero', non ricevera' alcun assegno dall'ex marito per il proprio mantenimento: per i giudici di piazza Cavour, il suo ricorso su questo punto e' "inammissibile" e "logiche e sufficienti" sono state le argomentazioni della Corte di merito "non ritenendo la contrazione dei redditi della stessa in misura tale da giustificare la corresponsione di detto assegno e valutando in concreto la sua capacita' professionale e la frequente partecipazione a spettacoli, mostre ed altri eventi".

La Corte di Appello di Lecce invece aveva affermato che l'affidamento congiunto di Cristel e Romina Jolanda significava che Albano non doveva dare alla loro madre alcun assegno per le due ragazze in quanto su ognuno dei due genitori ''doveva gravare paritariamente'' l'obbligo del mantenimento. Per gli ermellini il genitore piu' 'forte' economicamente, dovra' continuare a versare l'assegno per i figli nelle mani del genitore presso il quale i ragazzi vivono.

Il matrimonio, anche artistico, della coppia - celebrato il 26 luglio del 1970 in un bagno di folla - è durato per quasi trenta anni, fino alla separazione consensuale registrata dal Tribunale di Brindisi il 27 maggio 1999.

Non è esattamente "Felicità" quella di Al Bano alla notizia della sentenza della Cassazione. Romina Power, sua moglie per 29 anni, ha avuto ragione e le loro figlie (maggiorenni) Cristel e Romina junior riceveranno dal Melodioso di Cellino un "congruo assegno". Il signor Carrisi: "E' uno scandalo, è stata lei ad andarsene. L'unico aspetto positivo della sentenza è che non dovrò più dare l'assegno a Romina, 3600 euro al mese". La Cassazione ha ricordato al cantante che "i figli si mantengono fino a quando non raggiungono l'indipendenza economica". Ancora Al Bano: "Se dovrò versare più soldi, non vorrei che mi costringessero ad andare a rubare. In questi anni ho pagato tutto io. I figli li ho cresciuti io. Mi sono ritrovato a fare da padre e da madre, mentre Romina aveva le crisi esistenziali".
(Fonte: "la Repubblica", "QN-Il Giorno", "Il Messaggero")

In particolare la Cassazione - con la sentenza 18187 depositata e resa pubblica solo oggi, nonostante la camera di consiglio si sia svolta lo scorso 27 febbraio - ha accolto il primo dei tre motivi di ricorso presentati da Romina, difesa dall'avvocato Annamaria Bernardini De Pace, contro la decisione con la quale la Corte di Appello di Lecce il 27 aprile 2002, aveva affermato che l'affidamento congiunto di Cristel e Romina Jolanda significava che Albano non doveva dare alla loro madre alcun assegno per le due ragazze in quanto su ognuno dei due genitori - stante la scelta dell'affido 'bigenitoriale' - ''doveva gravare paritariamente'' l'obbligo del mantenimento.

Questa interpretazione sugli oneri economici dell'affido congiunto - nel senso che la bigenitorialita' verrebbe intesa come divisione al 50% delle spese per i figli - non è stata condivisa dalla Cassazione che, senza mezze parole, la ha giudicata ''errata''.

In particolare la Cassazione - con la sentenza 18187 depositata e resa pubblica solo oggi, nonostante la camera di consiglio si sia svolta lo scorso 27 febbraio - ha accolto il primo dei tre motivi di ricorso presentati da Romina, difesa dall'avvocato Annamaria Bernardini De Pace, contro la decisione con la quale la Corte di Appello di Lecce il 27 aprile 2002, aveva affermato che l'affidamento congiunto di Cristel e Romina Jolanda significava che Albano non doveva dare alla loro madre alcun assegno per le due ragazze in quanto su ognuno dei due genitori - stante la scelta dell'affido 'bigenitoriale' - ''doveva gravare paritariamente'' l'obbligo del mantenimento.
Questa interpretazione sugli oneri economici dell'affido congiunto - nel senso che la bigenitorialita' verrebbe intesa come divisione al 50% delle spese per i figli - non è stata condivisa dalla Cassazione che, senza mezze parole, la ha giudicata ''errata''.

Per la Cassazione l'affidamento congiunto non ha come ''conseguenza automatica'' il ''principio che ciascuno dei genitori provvede in modo diretto ed autonomo alle esigenze dei figli''. In pratica il genitore piu' forte economicamente, dovrà continuare a versare l'assegno per i figli nelle mani del genitore presso il quale i ragazzi vivono.

Piazza Cavour precisa anche che se i figli sono maggiorenni - come nel caso di Cristel e Romina Jolanda, che hanno compiuto i 18 anni nel corso della causa - viene chiaramente meno l'affidamento, ma ''perdura l'obbligo del mantenimento, indipendentemente dal raggiungimento della maggiore età, finche' i figli non diventino autosufficienti dal punto di vista economico''.

Adesso la Corte di Appello di Lecce dovrà attenersi a questi principi e porre a carico di Albano un assegno per le due figlie (l'entità dovrà essere determinata), da corrispondere a Romina che aveva chiesto diecimila euro di mantenimento per ciascuna delle due ragazze.
A Romina - visto che non ha avuto successo la sua richiesta di ottenere un assegno per sè d i 5.164 euro al mese - rimane solo la possibilità di utilizzare due appartamenti nella tenuta agricola di Albano, nelle campagne di Cellino San Marco.

Dalle nozze della coppia sono nati altri due figli: il primogenito Yari, e la secondogenita Ylenia, scomparsa durante un viaggio negli Usa in circostanze mai chiarite. Albano ha poi avuto altri due bambini dalla successiva unione con Loredana Lecciso.

LA REAZIONE DI AL BANO
«Per i miei figli non ho mai lesinato niente, a Cristel e Romina ho sempre pagato le spese per l'istruzione, e hanno frequentato ottime scuole. Per quanto riguarda la mia ex moglie, sono stanco e amareggiato, e da anni le verso un assegno, anche se è stata lei la promotrice della nostra divisione».

«Prima della separazione - racconta Al Bano - avevamo deciso cosa spettava a entrambi ed eravamo d'accordo su tutto. Poi, quando Romina ha chiesto l'affidamento esclusivo delle due ragazze, che erano andate da lei a Roma, ho capito che le cose erano cambiate, e sono iniziate le richieste di denaro... Un amore può durare un giorno, un anno o una vita, ci vorrebbe più rispetto per ciò che si è vissuto. E poi, rispetto il punto di vista di Romina, ma non vedo perchè deve sempre essere l'uomo a pagare: è lei che se n'è andata, spezzando anche un duo di grande successo artistico».

La Bernardini Guerra [al condiviso] ha vinto la sua prima battaglia?

La questione, sotto il profilo giuridico, viene ridimensionata da Galizia Danovi, legale di Al Bano secondo la quale a modificare le cose non solo, negli ultimi due anni, è intervenuto il divorzio tra i due ex coniugi, ma sono anche cambiate le condizioni di vita delle due figlie.

"La più grande, Cristel, da anni non vive più con la madre ed è completamente autonoma sul fronte economico, e anche Romina Jolanda ha fonti di reddito e spesso sta a Cellino San Marco dal padre". Cristel lavora come cantante, mentre Romina Jr ha partecipato con il papà, come concorrente, all'ultima edizione dell'Isola dei Famosi, un'opportunità che la ha lanciata nel mondo della tv e delle ospitate.

Women millionaires will outnumber men in 15 years | the Daily Mail

Women millionaires will outnumber men in 15 years | the Daily Mail

Kenneth McFarlane was ordered to pay his ex-wife Julia £250,000 a year for life.

An age of huge divorce settlements together with the growing numbers of female entrepreneurs will boost the numbers of women among the wealthiest, it said. And women millionaires will become more common than men because they live longer - while the men will die off quicker.

The analysis from the Centre for Economics and Business Research said that at present, slightly more than half of the people whose assets rank between £500,000 and £1 million are women. Inflation alone will push them into the million-plus bracket.

But it added that by 2020 the spiralling level of divorce settlements awarded to wives of rich men will add to the numbers. The forecast comes in the wake of new legal precedents set by judges who have ruled that divorced women are entitled to up to half of their former husbands' assets - even if they have only been married for a short period or can claim to have done little to help amass his fortune.

In May the House of Lords handed down key decisions in two cases. Law Lords ordered Deloitte tax partner Kenneth McFarlane, who was earning more than £750,000 a year, to pay his ex-wife Julia £250,000 a year for life.

And in the other case, fund manager Alan Miller was told to pay his ex-wife Melissa £5million after a childless marriage which lasted less than three years.

Earlier this month leading insurance broker John Charman was ordered to pay his former wife Beverley £48 million, more than a third of the couples' assets.

CEBR research Jaspreet Sehmi said: 'We estimate that by 2020, 53 per cent of millionaires will be female, with numbers boosted by comparative longetivity and by generous divorce settlements.' Women are also helped because the life expectancy of an average woman is between 80 and 81 year, while men can expect no more than 76 years of life.

La nuova legge sull’affido chiede ai genitori più maturità

Venerdì 18 Agosto 2006

Il parere dello psicologo
«La nuova legge sull’affido chiede ai genitori più maturità»

di Salvatore Nigro



Da alcuni mesi è andata in soffitta la vecchia legge sull’affido congiunto, sostituito da quello condiviso, anche per le lotte giuridiche di tanti genitori esclusi dalla gestione paritaria dei figli dopo un matrimonio andato a rotoli. «Non esiste più un genitore affidatario e un genitore con diritto di visita – afferma Germano Parlato, psicologo e psicoterapeuta dell’Ulss 6 di Vicenza, responsabile provinciale del servizio adozioni – ma i figli sono affidati ad entrambi e, soltanto come eccezione, ad uno di essi. In caso di separazione, infatti, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi. I genitori vengono messi sullo stesso piano, con obblighi e funzioni simili. La nuova legge stabilisce il principio della bigenitorialità, e cioè che madre e padre possono lasciarsi, separarsi o risposarsi, ma restano entrambi e per sempre genitori dei propri figli, con gli identici diritti e i medesimi doveri».
- E se la coppia non trova un accordo oppure persiste una eccessiva litigiosità, la legge cosa prevede?
«L’intervento del giudice. Fino ad oggi il genitore affidatario, in oltre l’ottanta per cento dei casi, è stata la madre. Non si tratta di costringere i genitori ad andare d'accordo, ma di attuare scelte responsabili e civili per il bene dei figli. Soltanto le decisioni più importanti saranno prese in modo congiunto mentre per il resto spetterà al giudice valutare se la conflittualità esistente nella coppia permette un vero e proprio esercizio congiunto della potestà, oppure se sia meglio assegnare a padre e madre compiti distinti rispetto ai figli, sia dal punto di vista educativo che da quello economico. I cambiamenti riguarderanno anche la procedura degli alimenti e non sarà più soltanto il genitore non affidatario a dover provvedere al sostentamento dei figli ma entrambi gli ex coniugi saranno chiamati a contribuire in base alla propria disponibilità».
- Quali i punti di forza e quali quelli “critici” della nuova legge?
«Dopo la separazione, i coniugi non dovrebbero mai dimenticare di essere ancora genitori e dovrebbero quindi trovare un rapido accordo sui molti problemi che si pongono nella crescita dei figli, rapido perché i tempi dei bambini non sono compatibili con i tempi della giustizia ordinaria. Nessuno dei genitori dovrebbe prevalere sull’altro. La concezione implicita della legge offre una “visione ottimistica” della separazione, di genitori in grado di prendere decisioni razionali, soprattutto nei casi in cui la ferita della separazione è ancora aperta e il grado di conflittualità è ancora alto. È un po’ illusorio pensare che diventi all'improvviso capace di farlo chi non ha saputo decidere prima della separazione. Appare carente, infine, il ricorso alla mediazione familiare. L'affido condiviso può funzionare solo se scelto e voluto da entrambi i genitori».
- Cosa diciamo ai genitori che si stanno separando?
«Per evitare al minore un trauma è importante che durante la separazione i coniugi riescano a differenziare i problemi legati alla conflittualità della coppia da quelli relativi al proprio ruolo di genitore. Soprattutto è da evitare di mettere sotto cattiva luce l’altro coniuge agli occhi dei figli che hanno diritto di mantenere un legame positivo con entrambi i genitori. L’importante è che il divorzio o la separazione non coincida mai con la fine storica del legame, cioè con la definitiva rottura perché si rimane comunque ancora genitori dei figli che sono stati generati insieme».